In occasione del concerto evento in ricordo di Pino Daniele al San Paolo a Napoli, da fan e ascoltatrice di buona musica, mi sento in dovere di dedicargli questo tributo.
Pino Danielenon è stato, e non è, solo il cantante di una nicchia di napoletani. Pino Daniele è, ed è stato, molto di più per una generazione di protesta contro gli “arraffoni” e contro la noia.
“Ho conosciuto” Pino Daniele già da ragazzina, quando lui era nel pieno del successo. Ho sentito subito le vibrazioni della sua musica toccare le corde del mio animo appena adolescente.
Il linguaggio era quello della strada, quello conterraneo da cui ho sempre voluto fuggire per toccare terre lontane.
Quelle parole e quei testi scritti nel mio dialetto mi hanno però inorgoglito delle mie origini.
Il tema qui si allarga un attimo. Noi meridionali spesso ci sentiamo disadattati nei confronti di quella realtà che ci ha visto crescere. Alcuni limiti e paletti che vengono enfatizzati nel nostro contesto, ci hanno reso intolleranti nei confronti di alcune dinamiche. Questo ha portato a molti di noi ad andare lontani per ritrovarsi poi a combattere quotidianamente con le stesse difficoltà da cui si è fuggiti.
Con Pino Daniele sono cresciuta ed ho imparato che Terra mia è il compromesso tra realtà e poesia. Ho imparato che le nostre origini sono quello di cui siamo fatti e ciò che porteremo dentro di noi per sempre.
Ho imparato che Napul’è ‘na carta sporca fatta di sentimento e criminalità. Il centro di un paradosso dove ‘o volt sant’ ‘mpiett e a guerr’ rint’ ‘e man’ è ciò che ci accompagna tutti i giorni.
Ho vissuto tante emozioni cantando a squarciagola ai suoi concerti a Cava de’ Tirreni, tra cui quello con il grande chitarrista Pat Metheny. Momenti indimenticabili, di unione, di condivisione dello stesso contesto sociale, della stessa voglia di riscatto allo stesso grido di ma ch’ me ne fott!
E la follia che ci coglieva quando alle prime note di Quando, si partiva con una standing ovation all’unisono, perché la sua musica ha lasciato in vita MassimoTroisi.
Tutto questo era così vivo nella quotidianità di noi poco più che adolescenti. La sua musica ci ha accompagnato nelle strade, nelle piazze nei momenti conviviali dallo stereo di una macchina e dal juke box di un bar.
Mi ricordo che era nostra abitudine incontrarci nella piazza di fronte al liceo e durante le nostre chiacchiere il gestore del bar puntava il juke box all’esterno del bar mettendo a tutto volume quello che allora era il suo ultimo album, Dimmi cosa succede sulla Terra.
Sono cresciuta e sono diventata un’emigrante come tanti senza mai abbandonare la sua musica che ancora mi accompagna nelle mie giornate. Ho avuto il privilegio, grazie anche al mio lavoro di allora, di poterlo sentire al noto locale milanese Bluenote. Un’esperienza unica. Ovviamente un contesto diverso dallo stadio, più intimo, più d’élite dove la vicinanza era impressionante. Sono contenta di averlo potuto vivere in quest’ultima esperienza più raccolta e anche se al momento dell’autografo si è girato di spalle, lo perdono!! 🙂
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